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Cinque falsi miti sul monouso

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Cinque falsi miti sul monouso

3 Novembre 2020
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Un articolo della rivista Polimerica https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=24893 fa chiarezza rispetto alcuni aspetti riguardanti la plastica monouso e sfata alcuni dei più diffusi pregiudizi sulla plastica:

In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology (“Five Misperceptions Surrounding the Environmental Impacts of Single-Use Plastic”), la ricercatrice americana Shelie Miller, professore associato di Ingegneria ambientale presso l’Università del Michigan, individua e smonta cinque falsi pregiudizi sull’impatto ambientale delle plastiche monouso, in particolare degli imballaggi. Con affermazioni che sfiorano la provocazione anche se – afferma – si basano tutte su fondamenti scientifici, in particolare su analisi LCA dei diversi impatti ambientali lungo tutta la vita di un prodotto confezionato (e non solo dell’imballaggio).

La ricercatrice parte dall’assunto che per molti prodotti di largo consumo l’impatto ambientale sia legato più al contenuto che al contenitore. “I consumatori tendono a concentrarsi sull’impatto dell’imballaggio, piuttosto che del prodotto – sostiene Miller, professore associato presso la School for Environment and Sustainability e direttrice del programma U-M in the Environment -. Ma un consumo consapevole, che riduce i consumi ed elimina gli sprechi, è molto più efficace nel ridurre l’impatto ambientale complessivo rispetto al riciclo”. “Tuttavia – aggiunge -, è molto più facile per i consumatori riciclare l’imballaggio che ridurre volontariamente i consumi, il che è probabilmente uno dei motivi per cui gli sforzi nel riciclo sono così apprezzati dal grande pubblico”.

“Sebbene l’uso di plastica monouso abbia creato problemi ambientali che devono essere affrontati – aggiunge la Miller -, ci sono anche numerose conseguenze legate alla società dei consumi che non spariranno anche se i rifiuti di plastica venissero drasticamente ridotti”. “Le fasi di estrazione, trasformazione e utilizzo delle risorse sono dominanti sugli impatti ambientali della maggior parte dei prodotti. Pertanto, la riduzione del consumo di materiali è sempre preferibile al riciclo, poiché viene eliminata la necessità di una produzione aggiuntiva”.
L’idea che il packaging in plastica sia la causa principale dell’impatto ambientale di un prodotto è il primo dei cinque miti che la ricercatrice vuole sfatare. Il secondo, forse più importante, è che la plastica ha un impatto superiore a qualsiasi altro materiale per imballaggio, mentre – per quanto concerne i monouso – le confezioni in vetro e metallo sono meno sostenibili nella maggior parte delle categorie di impatto ambientale.

Il terzo pregiudizio – meno intuibile dei due precedenti – riguarda l’idea che gli articoli in plastica riutilizzabili siano sempre preferibili a quelli monouso. Secondo la ricercatrice americana, ciò è vero solo se i primi si possono impiegare un numero di volte sufficiente per compensare l’energia e la materia prima utilizzata per produrli.

Il quarto mito è che il riciclo e compostaggio siano una priorità assoluta, mentre al primo posto andrebbe posta la riduzione dei consumi, se l’obiettivo è quello di minimizzare l’impatto ambientale complessivo. E lo stesso vale per il quinto pregiudizio, che riguarda l’azzeramento dei rifiuti monouso in discarica (“Zero waste”), che anche in questo caso andrebbe subordinato ad un minor consumo di prodotti e di rifiuti, e ad un consumo più consapevole e intelligente per evitare gli sprechi.

“Gli sforzi per ridurre l’uso della plastica monouso e per aumentare il riciclaggio possono distrarre l’attenzione da impatti ambientali meno visibili e spesso più dannosi associati all’uso di energia, alla produzione e all’estrazione di di materie prime – conclude la Miller -. Dobbiamo adottare una visione molto più olistica che tenga conto di aspetti ambientali più ampi”.

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